Le scrippelle, dolce tipico natalizio
Categorie:
Abruzzo • Dolci • Natale •

Uno dei dolci più tipici del periodo natalizio a San Salvo e nei paesi del vastese, sono senz’altro “lle’ scrppell”. Questo è uno dei cosiddetti dolci poveri della tradizione contadina. Molti anni fa in quasi in tutte le case san salvesi le donne (amiche, vicine di casa, sorelle, cognate) si riunivano per fare le scrippelle e i calcionetti (altro dolce tipico natalizio). Mettersi insieme per fare questi dolci oltre ad essere un’ottima occasione per stare insieme, era anche un esigenza: per friggere le scrippelle ci volevano due persone, una per dare la forma e immergerle nell’olio bollente e una per girarle e toglierle dal fuoco. L’ideale è mangiarle appena fatte, ma se sono fatte a regola d’arte queste sono ancora buone anche dopo una settimana. Una volta per far riacquistare morbidezza a questi dolci le si arrostivano sulla brace.
Oggi giorno le case da cui fuoriescono quegli odori tipici di quando si friggono queste particolari frittelle sono sempre meno. In generale, le motivazioni di una tradizione che si va perdendo sono: la sovrabbondanza di dolci industriali come panettoni, pandori e simili, la predilezioni per dolci meno impegnativi e talora anche più 'eleganti' come i parrozzi ed in primis una vita sempre più frenetica.
Ecco la ricetta di zia Lina, una donna dalle mani d'oro che fino a un paio di anni fa (oggi ha 83 anni), faceva il pane in casa allo stesso modo in cui lo faceva sua nonna, lievito madre e forno a legna.
-
Costo:
Basso
-
Difficoltà:
Bassa
-
Preparazione:
2 ore
-
Cottura:
30 minuti
-
Dosi:
30 persone
Gli ingredienti:








La preparazione:
Mettere a lessare un kilo di patate (peso sbucciato) a fette in un quantitativo di acqua e fuoco moderati. Una volta cotte e schiacciate le patate, aggiunge un chilo e mezzo di farina di grano duro, 3 uova, un chilo di lievito madre, un mezzo cubetto di lievito birra, 6 cucchiaini di sale fino, acqua della cottura delle patate, più altra acqua (tiepida aromatizzata con rami di rosmarino) fino ad avere avere un impasto medio morbido.
Ungere il tavolo per impastare e cominciare a sbattere questo impasto con le mani sul tavolo per almeno un ora! (se si è in due ci si può alternare in questo faticoso compito). Oggi ci sono le impastatrici meccaniche ma vi garantisco che quelle fatte come le faceva zia Lina sono un'altra cosa.
La pasta deve acquisire quella elasticità tale che si stacca dal tavolo tutta insieme. A questo punto ungere due o tre insalatiere e dividervi l’impasto lavorato. Raggiunta la giusta lievitazione (non deve lievitare troppo, massimo il raddoppio del volume), prendere la "fssor" (una grossa padella con due manici fatta di ferro), versarvi abbondante olio d’oliva (una volta questo era l’olio di casa, molti lo sotituiscono con quello di semi) e quando questo comincia a bollire, prende un pugno di impasto la stende con le mani (o unte o bagnate con acqua aromatizzata col rosmarino) per dargli quella tipica forma allungata e immergere nell’olio bollente. Quando galleggiano e si intravede la doratura alla base, si capovolgono. Una volta raggiunta la giusta doratura da entrambi lati si scolano e si cospargono con zucchero semolato.